Nonostante forse qualcuno possa esserne stupito, dall’ottobre 2020 la Cambogia ha una sua valuta digitale chiamata Bakong, il cui nome si rifà ad uno degli splendidi templi del complesso di Angkor utilizzato anche come modello per il celebre monumento all’indipendenza visibile a Phnom Penh.
La Cambogia si pone quindi all’avanguardia della modernità, inserendosi in quei paesi che hanno scelto di dare spazio alle criptovalute come forma di pagamento digitale. Nonostante al momento un solo paese, El Salvador, abbia dichiarato legale l’uso di criptovalute come forma di pagamento, la lista poterebbe ben presto allungarsi.
La blockchain e la Cambogia
In realtà l’interesse per blockchain e criptovalute in Cambogia risale al 2016, quando la banca centrale del paese intraprese i primi passi per lo studio di soluzioni che ponessero fine ad un problema sempre più presente: la dollarizzazione. Chiunque sia stato in Cambogia sa come la moneta comunemente usata non sia il Riel ma il dollaro, tanto che gli sportelli automatici elargiscono dollari e non valuta locale. Questo rende l’economia cambogiana pericolosamente dipendente dalla moneta statunitense, ponendo seri problemi anche sovranità monetaria e di gestione di possibile crisi finanziarie che dovessero verificarsi.
A cercare di svincolarsi dalle spire del dollaro non è solo la Cambogia, numerosi paesi stanno percorrendo lo stesso percorso. Oltre al già citato El Salvador, che potrebbe presto essere seguito dal non distante Brasile, abbiamo anche l’Iran, le Bahamas e soprattutto la Cina che rappresenta un modello grazie al lancio dello Yuan digitale, la prima valuta digitale gestita da una banca centrale. La centralizzazione è un aspetto molto importante anche nel caso del Bakong cambogiano che, a differenza di altre celebri criptovalute come Bitcoin oppure Ethereum, non sembra avere la trasparenza come uno degli obiettivi principali.
Il Bakong e le leggi cambogiane
La legge che regolamenta l’utilizzo delle criptovalute in Cambogia non è infatti particolarmente liberale: l’acquisto, il trading e la vendita di criptovalute non regolamentate dalle autorità competenti sono infatti ritenuti essere un rischio per la collettività. In sostanza, come accade in Cina, le leggi in materia sembrano essere più interessate a liberare il campo da una possibile concorrenza per la moneta digitale ufficiale, piuttosto che regolamentare effettivamente il settore. In ogni caso il progetto sembra avere successo: si è calcolato essere ormai intorno ai sei milioni il numero di cambogiani che ad oggi hanno utilizzato il Bakong.
Gli istituti finanziari che hanno adottato l’uso del Bakong sono circa venti, mentre tra i sistemi di pagamento dove è possibile pagare con questa valuta digitale troviamo Acleda, FTB, Vattanac e Wing. Come in altri aree del pianeta dove le autorità si interessano ai pagamenti digitali, un continente su tutti l’Africa, uno degli aspetti più interessanti è la possibilità di accesso alle transazioni finanziarie, credito incluso, per persone fino ad oggi estranee al circuito bancario. È infatti ormai realtà la possibilità non solo di effettuare pagamenti, ma anche di richiedere prestiti direttamente tramite app usando anche criptovalute.
Qualche pensiero finale sulle criptovalute in Cambogia
Concludendo, l’adozione di una valuta digitale ufficiale in Cambogia può essere letta sotto diversi aspetti: economico, finanziario, sociale ed anche geopolitico. Particolarmente interessante il fatto che mentre il Bakong possa sembrare rientrare in un progetto internazionalmente guidato dalla Cina, la società che ha realizzato la blockchain che sostiene il Bakong sia giapponese! La blockchain Hyperledger Iroha è nata infatti dalla collaborazione tra la banca centrale cambogiana e la società Soramitsu la cui sede legale si trova a Tokyo, la stessa società che sta l’altro collaborando con il governo laotiano nel medesimo settore.
Per i visitatori la Cambogia non è mai stato un paese particolarmente complicato in tema di pagamenti. Tuttavia questa novità potrebbe (forse) rendere ancora più semplice la permanenza con sommo dispiacere degli amanti del contante. Probabilmente le infinite trattative sui prezzi nei mercati cambogiani non spariranno, magari perderanno un po’ di fascino. Sappiate comunque che se il vostro sentirvi un po’ meno avventurieri sarà compensato da una maggior sicurezza per gli abitanti della Cambogia. Oltre che sulle bellezze del paese, sarà quindi anche il caso di prepararsi un po’ su wallets, KYC e certamente sul Bakong!