Non hai mai saputo che della guerra alla Cambogia da parte dell’Olanda? Siamo nel XVII secolo, i fasti dell’impero di Angkor appartengono ormai al passato. La capitale imperiale dal 1620 si è trasferita ad Oudong, non distante dall’odierna Phnom Penh, dopo essere stata per circa un secolo a Longvek.
Le cinque torri di Angkor Wat sono ora un ricordo lontano, così come le opere idriche su cui l’impero fondava la sua ricchezza. La Cambogia non ha più un’economia basata sulla produzione di riso, adesso è fondamentale il commercio e il centro della vita dell’impero si è spostato lungo le sponde del Tonlé Sap. Da qui la scelta delle nuove capitali.
Tutto comincia dal Giappone
Tra le più importanti rotte commerciali quella col Giappone, proprio il paese da cui, suo malgrado, inizia questa storia. Nel 1636, per impedire il proselitismo dei missionari cattolici e portoghesi, lo Shogun Tokugawa chiuse i confini del Giappone agli stranieri, unica eccezione i commercianti cinesi e quelli olandesi. La fede calvinista degli olandesi non dava molta importanza all’evangelizzazione, con sollievo della corte del sol levante. Il sud est asiatico era a quel tempo teatro di scontro tra olandesi e portoghesi, uno scontro che presto si trasferì sul suolo cambogiano.
Il periodo post-angkoriano della Cambogia non è stato molto studiato, viene infatti trattato come una sorta di età buia. A fare luce un interessante libro di Alfons van Der Kraan: Murder and Mayhem in Seventeenth-Century Cambodia. Nonostante il lungo titolo, questo volume è abbastanza breve, dedicato al conflitto che vide contrapposte Olanda e Cambogia tra gli anni trenta e gli anni quaranta del XVII secolo. Protagonisti del conflitto due personaggi controversi, da un lato Anthony van Diemen e dall’altro il re khmer Ramadiphati I, salito al potere con la violenza nel 1642.
La compagnia delle Indie Orientali e la guerra alla Cambogia
Se da un lato c’è un impero in declino, dall’altro abbiamo la prima vera rappresentante del capitalismo in ascesa: la Compagnia olandese delle Indie orientali. Gli olandesi vogliono approfittare delle scelte giapponesi per estromettere i portoghesi dalla regione e per farlo decidono di aprire una base in Cambogia, vicino Phnom Phen nei pressi del sito dove sorse la prima cattedrale cambogiana, detta Preah Meada. I rapporti tra cambogiani ed olandesi tra alti e bassi proseguirono fino a che i due protagonisti prima citati non salirono sul palcoscenico della Storia.
Ramadiphati I era salito al potere sostenuto da una forza eterogenea, tra cui anche i portoghesi. Anthony van Diemen, neo governatore generale delle Indie olandesi non tollerava che la corte cambogiana aiutasse i portoghesi a commerciare con il Giappone, attraverso l’uso di imbarcazioni cinesi. Se poi aggiungiamo accuse di corruzione e scelte diplomatiche pessime, la guerra alla Cambogia da parte dell’Olanda non poteva che essere inevitabile. Una guerra combattuta tra il 1643 ed il 1644 e conclusasi con la prevedibile disfatta cambogiana nella battaglia di Ponumpingh, come era allora chiamata Phnom Penh.
Le fonti del libro
Basato su fonti d’archivio olandesi perlopiù mai pubblicate, questo libro illustra magistralmente una pagina della storia cambogiana sconosciuta ai più. Lo sfondo è quello di un colonialismo in fase di cambiamento, dove ad essere protagonisti non sono più singoli avventurieri ma compagnie quotate in borsa e con alle spalle una struttura finanziaria moderna.
Anthony van Diemen morì nel 1645, mentre pianificava l’alleanza con Prasat Thong, sovrano siamese, finalizzata all’invasione della Cambogia. Un’invasione che probabilmente avrebbe cambiato la storia futura della Cambogia.
Fonte immagine: theculturetrip.com