Notturno cambogiano, storie dalla 136

notturno cambogiano recensione libro sulla cambogia

La Cambogia è un paese per pochi. Burl lo sa bene, qualche precedente alle spalle ed un gruppo di amici che se non fossero a Phnom Penh sarebbero probabilmente già finiti male da un pezzo. Intorno a questo gruppo di espatriati ruota la trama di Notturno Cambogiano, romanzo scritto da Philip Coggan diplomatico australiano con la passione per la Cambogia. Dicevamo che la Cambogia è un paese per pochi, certo venirci da turisti non è assolutamente pericoloso, regala quel pizzico di avventura che non guasta ma viverci è tutta un’altra cosa. Truffatori, criminali, gente con dipendenze varie, la Cambogia è oppure è stata anche questo.

Il libro Notturno cambogiano

Notturno cambogiano, scritto nel 2014 ed in seguito edito in Italia da ObarraO, non è solo un romanzo avvincente in cui il protagonista deve salvare l’amico balordo da un’accusa di omicidio. È anche il ritratto di un paese in cambiamento, travolto dalla corruzione e dalla speculazione edilizia. In Cambogia gli stessi intrecci tra affari e politica sono difficili da dipanare, tanto più che il paese è gestito da un padre padrone le cui vicende sono ben raccontate da un libro del giornalista free lance Sebastian Strangio: Hun Sen’s Cambodia. Torniamo a Notturno cambogiano, Coggan è uno che la Cambogia la conosce bene e si vede.

Il ritmo del libro è incalzante, a Burl sembrano capitarne di tutti i colori ma lui resta impassibile, una figura che ricorda il Drugo, inutile citare di quale film stiamo parlando. Se all’inizio può sembrare un classico noir ben presto ci si accorge che non è del tutto così, siamo in Cambogia e qui tutto può diventare surreale. Nella trama compaiono palazzinari timidi, lady boy che non ti aspetti e, ovviamente, poliziotti corrotti. Ricordiamo che il libro è stato scritto quasi dieci anni fa, quando in Cambogia era necessario oliare le ruote per qualunque cosa avesse a che fare con le autorità. Oggi la situazione sembra essere migliorata, sembra.

La Cambogia

Non c’è solo il racconto della risoluzione di un omicidio, in questo libro c’è anche tanto amore per la Cambogia. Burl rappresenta lo straniero che entra in sintonia con il paese che lo ospita, riuscendo a gestire il proprio passato. Tramite lui veniamo in contatto la popolazione di Phnom Penh, con i loro sentimenti e le loro speranze per un futuro migliore. Perché in Cambogia non ci sono solo storiacce expat che ruotano intorno alla famigerata Street 136 di Phmom Penh – chi non la conosce ha visitato la Cambogia con la famiglia – ci sono anche i sogni e le speranze di un popolo che ha sofferto molto ma senza arrendersi mai.

Le vicende sono ambientate a Phnom Penh, con una precisione che Notturno cambogiano può essere visto anche come una guida alla città. Scopriamo i quartieri dei nuovi ricchi e le baracche dei meno fortunati. Chi volesse farlo può letteralmente ripercorrere le vicende del libro strada per strada, forse meglio evitare il carcere di Prey Sar. Potremmo definire l’opera di Coggan un vero atto d’amore per la popolazione di Phnom Penh. Personaggi come Poung, Champei, Thida sono figure di donne che sembrano fare da sfondo, ma che in realtà si rivelano l’anima concreta e razionale di un paese che a tratti sembra assolutamente delirante.

Perché Notturno cambogiano

Semplicemente per capire meglio la Cambogia, Coggan in questo è un abile maestro. Ogni dettaglio di questo libro fa luce sulla quotidianità cambogiana. Ritratti come Maurice, Donelly, Foggy e tutti gli altri sono personaggi che chiunque conosce il mondo expat cambogiano, quello italiano compreso, sa essere verosimili, seppur romanzati. Ma di fronte a questa Cambogia di stranieri che sbarcano il lunario esiste anche una Cambogia fatta di brave persone che vivono onestamente. Leggere Notturno cambogiano significa anche avere l’opportunità di innamorarsi di un paese splendido, che non è solo la Street 136.

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