Il turismo in Cambogia, quale futuro lo attende?

analisi del turismo in cambogia

Alzi la mano chi non si è stupito di vedere la coda di auto, minibus e quant’altro in attesa di entrare nella cittadella dove si trova Angkor Wat! Questa è forse una delle immagini più significative per capire come il turismo in Cambogia si sia sviluppato a partire dagli anni ‘90, quando esistevano ancora sacche di khmer rossi combattenti e nel paese circolavano circa 7500 turisti all’anno. Solo nei primi sei mesi del 2017 i turisti sono stati oltre tre milioni, mentre per il 2018 le autorità hanno posto come obiettivo quello di raggiungere la cifra di 6 milioni di visitatori, davvero niente male…

Il turismo in Cambogia ieri ed oggi

La Storia del turismo moderno in Cambogia nasce di fatto nel 1997. Questo accadde quando la catena alberghiera Raffles sbarca a Siem Reap, seguita a breve distanza da Sofitel, con il suo Angkor Phokeethra Golf e dal programma governativo open skyes, volto ad incentivare le compagnie aeree internazionali a raggiungere il paese. Fino a quel momento il turismo in Cambogia era solo un turismo d’avventura. Da allora il paese si è aperto ai visitatori senza problemi di budget, un trend continuato con l’inaugurazione nel 2002 del lussuoso resort sull’isola Song Saa ed oggi rappresentato da strutture ricettive come lo Shinta Mani.

Il turismo in Cambogia è sempre più importante anche per via dei cambiamenti strutturali in corso. L’economia cambogiana cresce ad un ritmo annuo di circa il 7% e secondo la Banca Mondiale entro il 2030 il paese sarà a pieno titolo considerato a medio reddito, con un notevole ridimensionato delle sue politiche basate sull’esportazione e gli aiuti internazionali. Per farlo la Cambogia dovrà sviluppare il settore dei servizi, rendere produttiva l’agricoltura e migliorare la qualità del settore manifatturiero ora poco normato, fondato sui bassi salari e guidato da una logica quantitativa.

Proprio per evitare l’ammassarsi nelle città emergenti di giovani non istruiti in cerca di lavoro, la questione cruciale sarà risolvere la contraddizione tra quantità e qualità, la stessa vissuta dal mondo del turismo. L’aumento del numero dei turisti rende vitale che viaggiare in Cambogia sia sostenibile ed eviti di danneggiare le risorse naturali, una delle ragioni che hanno portato il governo ad istituire diverse aree protette. L’attenzione di molti è puntata sulle regioni orientali, ora dotate di infrastrutture, ma anche di Kep possibile contraltare del fallito progetto della vicina Sihanoukville.

Il turismo in Cambogia e l’impatto socio-ambientale

L’aumento del turismo in Cambogia, infatti, è dovuto soprattutto al crescere del turismo di massa, in particolare cinese, che rischia di avere un maggiore impatto ambientale. La Cina ha nel corso del 2017 per la prima volta superato il Vietnam come paese di provenienza della maggior parte dei turisti; non è un caso che sino ad oggi quasi tutti i tour operator cambogiani siano stati in realtà vietnamiti. Un tipo di turismo questo che inoltre porta poco beneficio alla popolazione locale: essendo tutto già predisposto il risultato è che autisti, venditori e guide cambogiane sono di fatto esclusi dal flusso di denaro in arrivo.

A beneficiare dell’aumento del turismo in Cambogia potrebbero quindi essere solo i grandi gruppi d’affari, il che rende fondamentale capire in che direzione si svilupperà il rapporto tra le forze governative e gli imprenditori del settore privato. La trasparenza negli affari sarà probabilmente il tema centrale attorno a cui si muoverà il futuro della Cambogia, attesa a luglio da un’importante tornata elettorale. Le urne diranno se il padre-padrone del paese, Hun Sen di cui abbiamo recensito un’interessante biografia in inglese, sarà disposto o meno a cedere il controllo del potere.

La situazione attuale del turismo in Cambogia

Per ora sembra che le forze di governo non siano intenzionate a farsi da parte – campanello d’allarme è l’omicidio nel 2016 dell’oppositore Kem Ley – con grave pericolo per gli investimenti esteri nel paese. Così, mentre il turismo occidentale cala del 40%, la Cambogia rischia di trovarsi sempre più legata alla Cina, che usa i flussi di turismo come strumento politico verso paesi a lei graditi. Un turismo in ogni caso che potrebbe, come visto. creare problemi ai piccoli imprenditori, sebbene sia risaputo che i cinesi diano più mance degli occidentali, con possibili conseguenti tensioni sociali e politiche.

Ma non tutto è negativo, la Cambogia resta un paese da visitare assolutamente ed il viaggiatore indipendente potrà godere del miglioramento della qualità dei servizi e delle infrastrutture, grazie a persone sempre più professionali e competenti. Visitare i templi di Angkor rimarrà un’esperienza unica e da fare assolutamente almeno una volta nella vita. Quindi don’t panic e partite per la Cambogia, sebbene sul futuro del suo settore turistico non ci siano per ora risposte certe; tutto può accadere sotto gli occhi indagatori dei misteriosi volti del Bayon.

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