L’altra faccia della Cambogia

sebastian strangio libro sulla cambogia

Quando si viaggia si è portati a vedere gli aspetti più positivi dei paesi visitati, è abbastanza normale. Tuttavia il rischio è quello di avere un atteggiamento che oscilla tra il paternalista ed il neo-coloniale, ossia di vedere i popoli che si incontrano come delle simpatiche macchiette un po’ tonte perché troppo indietro sulla via verso il progresso. Peggio ancora se l’unico aspetto del paese visitato dovesse essere il vantaggio economico, poco importa se in una sera ci si beve uno stipendio locale. La Cambogia non fa eccezione.

Il passato complesso della Cambogia

Per quanto poco conosciuto ai più, la Cambogia ha un passato complesso. Se da un lato viene esaltato il periodo d’oro della Storia cambogiana, ossia l’impero khmer che ci ha lasciato la maestosità dei templi di Angkor, dall’altro viene, in maniera quasi masochistica ricordato come il paese abbia sofferto sotto il regime dei khmer rossi, forse con qualche semplificazione di troppo. Il fatto che ad Angkor i libri sulla dittatura di Pol Pot vengano venduti ovunque fa abbastanza riflettere sulla storia in sé e sul business del dolore.

Il resto della Storia di questo paese sembra invece rimanere in ombra, anche per quanto riguarda la contemporaneità non viene scritto molto. A colmare questa lacuna un ottimo libro scritto da Sebastian Strangio, giornalista che ha vissuto per anni a Phnom Penh, vale a dire Hun Sen’s Cambodia, una vera e propria analisi della società cambogiana contemporanea. Strangio viviseziona letteralmente le dinamiche sociali che reggono la Cambogia di oggi, strettamente legata alle vicende personali di un uomo: Hun Sen.

L’analisi di Sebastian Strangio

Il libro non è una biografia, ma l’analisi di come la Cambogia sia guidata da una persona sola al comando, custode di interessi costituitisi nel tempo e ormai cristallizzati. Dopo l’esperienza dei khmer rossi, ed il decennio vietnamita, questo paese è rinato forse in una direzione sbagliata, complice anche un pessimo intervento della comunità internazionale. Strangio lo afferma chiaramente, le Nazioni Unite avevano bisogno di dimostrare come la Cambogia potesse essere un modello di sviluppo post conflitto, negando fino alla fine di avere fallito.

Il risultato è stato un fiume di denaro finito nelle casse cambogiane, usato dal partito allora al potere (e mai allontanatosene) per consolidare il proprio dominio sul paese. In cambio di riforme solo proclamate, la comunità internazionale fingeva di non vedere e non capire cosa stesse succedendo, ossia la nascita di un paese fondato sulla corruzione a tutti i livelli, sul rapporto personale con il potere e sulla diseguaglianza sociale. Strangio tuttavia non fa un libro di condanna, suo grande merito, ma di analisi equilibrata ed informata.

Attraverso questo libro scopriamo le lotte dei lavoratori del tessile cambogiano per arrivare a guadagnare 100 dollari al mese, lo scontro sociale seguito allo sgombero di interi quartieri per fare spazio a progetti di edilizia dietro a cui ci sono le società dei soliti noti, ma ancora la durissima vita di chi arriva nella capitale in cerca di fortuna ed il doppio binario che la giustizia segue a seconda di chi sia l’imputato. Tutte questioni che probabilmente toccano poco il turista ma che in ogni caso è doveroso vengano rese note.

Certo, non stiamo proponendo di viaggiare con il capo cosparso di ceneri, come non vogliamo che la vacanza diventi una sorte di espiazione di colpe antropologiche. Tuttavia sapere chi è e cosa rappresenta il vostro autista di tuk tuk, spesso una delle categorie più povere della società cambogiana, potrebbe farvi vedere le cose in maniera diversa. Comprendere non significa giustificare quindi non smettete di mercanteggiare sui prezzi, ma sappiate che quei pochi dollari significano molto, come magistralmente ricorda questo libro.

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