Cambodian Space Project, alla scoperta del beat cambogiano

Cambodian Space Project beat in cambogia

Un buon modo per scoprire un paese è quello di farlo attraverso la sua musica, andando oltre quella conoscenza un po’ superficiale dei luoghi turistici. La Cambogia culturalmente è un vero e proprio laboratorio, dove il ritorno delle generazioni figlie della diaspora si incontra con le varie comunità di espatriati stranieri. Il mix è un ritmo vibrante che rende il panorama artistico e musicale cambogiano unico. Abbiamo scritto altrove della scena rap della Cambogia, oggi presentiamo l’intervista ai Cambodian Space Project, uno dei gruppi leader del beat cambogiano. Buona lettura.

Chi siete? Presentatevi ai lettori di Tutto Cambogia

Chi siamo? Siamo un incrocio di culture cosmico, una band rock’n’roll, sonic rendezvous, intergalattica dal pianeta Cambogia composta da un insieme di navigatori dello spazio, uniti dall’importante missione di salvare l’universo dai nauseanti karaoke, dalle imitazioni del K-Pop (musica pop coreana), dall’insipido R&B internazionale e dalla musica spazzatura e senza cuore dei centri commerciali.

Cosa significa il beat per voi?

Il beat significa tutto per i Cambodian Space Project, il freak beat ancora di più… Se non riesci a immergerti nel beat allora non riuscirai a volare con noi. Bong Sak, il nostro batterista, è il motore e d il maestro dei Cambodian Space Project, spesso ci si riferisce a lui come “Charlie Wat Phnom”. Lui è stato un bambino soldato, un contadino e negli ultimi sette anni ha tenuto salda la nave CSP con il suo imperturbabile sound più saldo di un geco.

Sappiamo che avete anche girato un film, come possiamo vederlo?

Potete vedere Not Easy Rock’n’roll, il primo documentario dedicato ai Cambodian Space Project on line, il trailer è disponibile sul nostro sito. Restate sintonizzati per la prossima uscita di They Came From Somewhere Else, un lungometraggio road movie.

Nel vostro sound ci sono influenze di altri artisti?

Si, ci sono molte influenze. Ovviamente siamo stati influenzati dalla cosiddetta età dell’oro della musica cambogiana: Pan Ron, Sinn Sisamouth, Ros Serey Sothea, Yol Alorong, Houy Meas. Tra i nostri riferimenti ci sono anche gli artisti che influenzarono questa prima ondata del pop khmer negli anni ‘60, tra cui le band della British Invasion arrivata tramite la Motown ed il rock’n’roll statunitense degli anni tra il 1950 e la fine dei ‘70.

I CSP, inoltre, hanno registrato due dei loro quattro album – Whisky Cambodia e Electric Blue Boogaloo – in collaborazione con musicisti e produttori di Detroit quali Dennis Coffey and Jim Diamond; potresti così dire che noi siamo una band alimentata sia dal Motor City rock’n’roll che dalla tradizione cambogiana. Suppongo che possiamo essere definiti come un ibrido internazionale che irradia segnali dal Regno di Cambogia e che ci rende effettivamente una band insolita.

Noi ascoltiamo anche molto garage e freak beat dalla provenienza più diversa: dall’Europa ma anche dal Messico attraverso il resto del Sudamerica… Ah e poi ci sono spettacolari sound psichedelici dalla Nigeria, il thai funk ed oltre a tutto questo l’estremamente affascinante musica etnica folk ed il blues di qualunque luogo in cui le persone suonino musica cool, energica, selvaggia, ancestrale, piena d’anima e possente. Come disse Louis Amstrong “tutta la musica è musica folk, io non ho mai sentito un cavallo cantare una canzone” (gioco di parole tra folk e popolare).

Conoscete il beat italiano? Cosa ne pensate?

Si, certamente e penso che molti musicisti rock’n’roll cambogiani degli anni ‘60 – quasi certamente il mondano principe Norodom Sihanouk (ex re della Cambogia) – devono essere stati ben consapevoli di tutta la fantastica musica italiana del tempo. In particolare per via delle colonne sonore dei film beat italiani di quegli anni. Channthy, la cantante dei CSP, ama alcune canzoni della prima Rita Pavone ed ha anche arrangiato alcune di queste canzoni italiane in khmer, potete ascoltarle sull’ultimo album dei Cambodian Space Project Electric Blue Boogaloo. Concludendo, noi amiamo la musica beat italiana.

Un’ultima domanda relativa al vostro paese, perché viaggiare in Cambogia?

Se vi piace quello che avete sentito e visto nel Cambodian Space Project, allora saprete che tutte le grandi cose della Cambogia che ci hanno formato, toccato e influenzato molto probabilmente entreranno in sintonia anche con voi. Venite e guardate da voi… La Cambogia è ancora una frontiera selvaggia ed un ammaliante meraviglioso paese, per i viaggiatori… è un posto dove aprire la propria mente all’inaspettato. Noi l’amiamo, informatevi sul prossimo tour dei CSP Spaced-Out in Wonderland.

“It’s Time To Boogaloo”

In merito all’età dell’oro della musica cambogiana consigliamo la visione del film documentario Don’t Think I’ve Forgotten. Chiudiamo con una delle canzoni dei CSP preferite da Tutto Cambogia: Have Visa No Have Rice.

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